LA CORNELIA
Novella decima
Argomento
Di Cornelia, bellissima gentildonna bolognese, s'innamora un duca prencipe d'Italia e la gode. Di tempo notte il fratello di lei con l'arme in mano attacca il duca, il quale vien soccorso a caso da un gentiluomo spagnuolo, a cui fu inavertentemente dato il fanciullino allora partorito dalla gentildonna, acciò sel portasse a casa e n'avesse cura. Poi con istrano accidente ed impensatamente, cercando di mettersi in salvo, ella si ridusse in essa casa, di dove dapoi la fuggì via secretamente. Ma infine essendo ritrovata, il duca, accordatosi col fratello di lei, se la tolse per moglie.
Don Antonio da Isunza e don Giovanni da Gamboa, gentiluomini segnalati e d'età pari, molto discreti e fra di loro grand'amici, essendo studenti in Salamanca, determinarono di lasciare i loro studi per girsene in Fiandra, a ciò portati dal bollore del sangue giovine e da ardente desiderio, e curioso, di vedere il mondo ed anco perché lor pareva che l'esercizio dell'arme, quantunque stia ben a tutti, convenga meglio e sia più proprio di quelli che sono nati d'illustre sangue.
Eglino dunque arrivaron in Fiandra in tempo che le cose stavano in pace od in negozio e procinto di averla ben presto.
Ora successe che una notte, volendo essi andar in volta, don Antonio disse a don Giovanni ch'egli voleva un poco trattenersi solo a recitare alcune orazioni dell'ordinaria sua divozione e però andasse avanti, che tosto lo seguiterebbe e saria di lui.
Anzi v'aspetterò perché andiam insieme disse don Giovanni o, se vi pare che non dobbiamo uscire questa notte, importa poco.
O questo no, bisogna andare, sig. don Giovanni seguitò don Antonio, uscite a pigliar aria ed andate inverso là ove sogliamo dar la volta, che ben presto sarò con voi.
Così don Gioanni andò il primo e restò don Antonio.
Sete voi là Fabio?
Don Giovanni, fosse che fosse, rispose:
Sì.
Pigliate dunque gli dissero e portatelo in sicuro e ritornate presto, perché importa.
Don Giovanni allungò la mano et incontrolla in un busto e, volendo pigliarlo, conobbe che vi bisognava ambe le mani e così con le due lo ricevette. Appena gliel'ebbero consegnato che serraron la porta et egli sulla strada si trovò carco senza saper di che.
Bisogna disse don Giovanni dar da poppare a questo bambolino e fare in questa maniera: gli levarete questi ricchi panni ed in luogo di quelli metterete degli altri dozzinali e, senza dire ch'io l'abbia portato, lo consegnerete in mano d'un'allevatrice, perché le tali donne sogliono provedere in simili occasioni e necessitadi; le darete denari, quanto bisognerà pel suo salario, e le nominarete i parenti del fanciullino tali quali voi vorete.
Avendo don Giovanni dato quest'ordine, egli ritornò prestamente a vedere se lo chiamassero ancora. Ma poco prima che arrivasse in quel luogo egli udì un gran strepito di spade, come di gente che combattesse.
Stette fermo ad ascoltare, però non sentì pur una parola, perché i colpi si davan alla muta, ed alla luce che scintillava dalle pietre percosse con le spade egli potette quasi discernere ch'erano molti ad assaltar uno e conobbe quell'esser vero, udendo dire:
Ah, traditori, tanti contra me solo? Ma la vostra poltrona soperchieria non vi varrà.
Ciò udendo don Giovanni e portato dal valoroso animo suo, con due salti si spinse e pose allato dell'assalito e, cacciata man alla spada ed al suo brocchiere, gli disse in lingua italiana, acciò non fosse conosciuto per ispagnuolo:
Non dubitate, o signor cavaliere, non vi perdete d'animo, che vi è venuto soccorso, il quale non vi mancherà se bisognasse lasciar la vita. Menate pur le mani, perché i traditori possono poco, benché siano molti.
Tu te ne menti rispose allora uno degli avversari, che il voler riparare l'onor offeso, in che modo che sia, non è da traditore.
Non replicò parola, perché non gliene diede tempo lo spesso colpeggiare delli contrari, i quali, come gli pareva, erano sei,
Pensò don Giovanni che l'avessero morto ed essendosi posto con leggerezza e gran valore a fronte a tutti, a furia di stoccate e coltellate gli fece tornare indietro.
Già il caduto s'era rizzato in piedi, perché le punte delle spade non potero passargli il giacco.
Signor cavaliere, io confesso d'esservi obligato della vita, la quale, con tutto ciò che da me dipende, spenderò liberamente in qualunque occasione che sia di vostro servizio. Obligatemi ancora, vi prego, con dirmi come vi chiamate, acciò che io sappia a chi sono tenuto di sì segnalato favore.
Risposegli don Giovanni:
Per sodisfarvi in quello che mi domandate e solamente perché vi voglio far piacere,
Particolar favore m'avete fatto rispose l'altro; però non posso dirvi chi sia quello che in questo rincontro v'avete obligato ma avrò cura, e mi sarà di gusto, che un altro vel dica.
Gli aveva don Giovanni già domandato s'egli fosse ferito; ed aveva risposto che l'aiuto di Dio ed un saldo petto a botta l'avevano preservato ed il di lui soccorso, che tanto al bisogno gli venne allato.
In quel ragionamento viddero venir molta gente; dissegli don Giovanni:
Se quelli sono vostri nemici che tornano contro di voi, state in cervello e mostratevi sempre per quel che siete.
Anzi credo che sien amici rispose egli.
E così era il vero, però che quelli, ch'erano otto, furono da lui conosciuti ed accostatisi gli dissero all'orecchia poche parole, però sì pianamente che don Giovanni non potette udirle.
Se questi miei amici non fossero venuti, signor don Giovanni, io vi averei pregato di favorirvi ancora, nel ritornarmi a salvamento a casa mia; ma adesso vi prego che ve n'andiate e me lasciate, perché m'importa.
Dicendo questo, posesi la man alla testa e la trovò senza capello, per che, voltatosi a quelli ch'eran venuti, domandò che gliene dessin uno, che 'l suo gli era caduto nella baruffa.
Questo capello non è mio e glielo rese; io vi prego, signor don Giovanni, che vel portiate a casa per trofeo di questa pugna e lo guardiate, perch'io credo che sia conosciuto.
Gliene diedero un altro; e don Giovanni per compiacerlo, doppo alcuni brevi complimenti, lasciollo quivi, senza sapere chi egli era, e ritornossene a casa, per altra strada che quella della porta ove gli avevano data la creatura, perciò che gli pareva che tutti di quella contrada fossero svegliati ed in romore a causa di quella questione.
Venite meco, signor don Giovanni, sin qui appresso e nel camino contarovi un caso che a me è occorso, così strano ch'io non penso ch'in vita vostra il simil abbiate sentito.
Et io un altro vi potrò raccontare disse don Giovanni; andiamo pur ove a voi piace e raccontatemi il vostro.
Or caminando don Antonio prese a dire:
Voi dovete sapere che doppo un'ora, o poco più, che sete uscito di casa, me ne sono partito ad andar a cercarvi; ed a quasi trenta passi di qui ho veduto venire alla volta mia come un busto nero di persona che caminava presto; ed avvicinandosi a me conobbi alle falde lunghe essere una donna, la qual con voce flebile e tronca da sospiri m'ha domandato:
Però vi supplico, signore, per quella cortesia che d'ordinario si ritrova ne' gentiluomini della nazion vostra, che mi caviate di questa strada e, con la diligenza possibile, mi conduciate a casa vostra ed ivi, benché a costo del mio onore, se saper il vorrete, vi dirò il mio nome, qual io sia e che mal io senta".
L'ho lasciata serrata e me ne vado a rapacificar coloro.
Vi resta più niente da dire, signore don Antonio? disse don Giovanni.
E non vi pare soggionse don Antonio ch'io abbia detto assai, in aver detto che tengo in camera mia, e sotto la mia chiave, la più isquisita bellezza di questo mondo?
È senza dubbio un caso raro replicò don Giovanni; ma sentite il mio.
Ei seguitò a raccontargli ciò che gli era succeduto e maggiormente come la creatura, che gli aveano data, egli l'aveva consegnata alla serva di casa ed ordinatole che mutasse le ricche fascie e preziosi panni in che era involta, dandogliene altri più poveri, poi la portasse a qualche balia che la nodrisse o per lo manco rimediasse alla presente sua necessità.
Per ciò non avrà da mancare qualch'invenzione rispose don Giovanni che possa farmela vedere, poiché voi, signor don Antonio, me n'avete acceso il desiderio con dirmi ch'ella sia di sì rara bellezza.
Con questo ragionare arrivaron a casa ed al lume d'uno doppiere, che un paggio delli tre ch'essi avevano portava, alzando gli occhi don Antonio al capello di don Giovanni, viddelo luccicare di diamanti e, pigliandoselo in mano, vidde ancora meglio che dal cordone, che n'era tutto grandinato, spiccava quello scintillare.
Entrate, signor duca, entrate, perché con tanta scarsità mi volete participare il bene di vedervi?
Rispose allora don Antonio:
Ivi, signora, non è nessun duca che per non veder voi si scansi.
Come non è? replicò ella Ben mi par d'aver visto che colui che a quella porta s'è affacciato sia il duca ... e poi assai lo fa scuoprire la ricchezza del suo capello.
Affé, signora rispose don Antonio, che nessun duca porta il capello che voi avete visto; e se vi piace di veder questa verità, e colui che lo porta, date licenza che qui egli entri.
Entri pur in buonora diss'ella, benché se non fosse il duca le mie disgrazie sarebbono maggiori.
Tutte queste parole da don Giovanni furon udite e, con quella licenza ch'ella gli aveva data e col capello in mano, egli entrò nella camera. Ma quando che davanti se le appresentò e connobbe colui non esser quello ch'essa s'era pensato, con voce conturbata prese a dire:
Ah meschina me! Deh, ditemi, signore, senza più tenermi sospesa, conoscete voi quello di cui è quel capello? Per avventura è egli vivo? Dove l'avete voi lasciato? E come v'è venuto in mano il suo capello? Overo, è quella la nuova ch'egli mi manda della sua morte? Ah bene mio! Che sucessi son questi? Qui veggo i tuoi pegni, qui senza te mi ritrovo rinchiusa ed in poter di gente che non conosco, i quali s'io non sapessi che sono gentiluomini, la tema di vedere tormi l'onore già m'averebbe fatto perder la vita.
Acquetatevi, signora disse don Giovanni, che né 'l padrone di questo capello è morto, né sete arrivata in luogo dove dispiacere alcuno vi venga fatto; anzi vi serviremo sin a spender le proprie vite per ripararvi, perché saria fuor di ragione che fosse vana la speranza che voi avete nella bontà degli spagnuoli, quali noi siamo, e gentiluomini. Però, siate sicura che vi sarà portato ogni rispetto, con quel decoro che merita la vostra presenza.
Così lo credo rispose lei; ma ditemi, signore, in che modo questo capello avete avuto? E dove si ritrova ora il suo padrone?
Allora don Giovanni, per non tenerla più perplessa, le raccontò com'egli l'aveva trovato in una mischia ed aiutato in quella un cavaliere, il quale, come ella diceva, doveva essere il duca di ... al quale nel menar le mani esso capello era caduto in terra, ed egli alzatolo, credendo fosse il suo che similmente ei aveva perduto, gli disse il cavaliere che lo guardasse, perch'era conosciuto, che quel combattimento s'era finito senza che vi restasse alcuno di ferito, almanco dalla parte loro, e che subito poi vi era arrivata gente che, come gli pareva, eran amici o servidori di quello ch'egli si credeva esser il duca, il quale l'aveva pregato che ivi con coloro lo volesse lasciare, dopo l'avermi ringraziato molto e con parole efficaci significato che io l'aveva pur assai obligato con il favore di quel soccorso.
Ecco, signora, che questo capello è venuto nelle mie mani in quel modo che vi ho detto; e se il duca è il suo padrone, come voi dite, non fa ancor un'ora che l'ho lasciato sano e salvo. Et a voi questa verità serva di consolazione, se lo star bene il duca ve la possa recare.
Acciò che sappiate, signore disse l'afflitta gentildonna, s'io abbia ragione di domandarvi nuova di lui, state attento ad ascoltar l'istoria della mia disgrazia.
Mentre stettero in questo ragionamento, la serva ebbe unto con mele il palato al fanciullino, mutatogli i ricchi panni in poveri; e portandolo a nutrire ad una balia, sì come don Giovanni aveva ordinato, nel passarlo innanzi la porta della camera ove stava colei che cominciar voleva a raccontare la sua istoria, egli si mise a piangere, di modo che la gentildonna lo potette sentire e fattasi in piedi stette ad ascoltare ed udì più distintamente il pianto della creatura,
poi dimandò di chi ella fosse così novellamente nata, come pareva.
È un bambino disse don Giovanni che questa notte ne hanno posto alla porta di casa e la serva va a cercare una nutrice che gli dia il latte.
Di grazia, signori, fate che mel portino qua disse la gentildonna, ch'io farò quella carità agli altrui figliuoli, poiché non vuol il cielo che a' miei propri io la faccia.
Don Giovanni chiamò la serva e pigliato il fanciullino poselo in braccio a colei che lo domandava, dicendo:
Ecco, signora, il presente che questa notte ci hanno fatto; e non è questo il primo, perciò che pochi mesi passano senza che noi ne troviamo di così fatti sulla nostra porta.
Ella se lo reccò in bracio e stava mirandolo attentamente così in viso, come ne' poveri panni in che era involto; ed allora, non potendo ritenere le lagrime, si cuoprì il petto col velo ch'essa portava in capo, acciò di dare con più onestà da poppar al bambino; e congiongendoselo faccia con faccia se l'applicava per dargli il latte e quella gli bagnava con lagrime; et non alzò neanche gli occhi, mentre il puttino stette attaccato alla poppa.
Indarno ho voluto mostrarmi caritatevole ma ben si vede che in questo non sono pratica. Comandate, signore, che con un poco di mele s'unga il palato a questo puttino e non vogliamo permettere che adesso, ch'è ora indebita, lo portino per le strade. Lasciate, vi prego, venir il giorno e prima ch'egli sia portato via fate che me lo rechino un'altra volta, perché 'l vederlo m'è di gran consolazione.
Rimise don Giovanni il fanciullino in mano della serva ed ordinolle lo trattenesse insin al giorno e gli rimettese le ricche fascie ed i preziosi panni che gli aveva levati, e nol portasse via senz'avvisarnelo.
Se voi volete ch'io parli con voi, datemi primieramente qualche cosa da mangiare, perciò che vengo meno e non ho poco soggetto.
Andò subito don Antonio ad uno scrigno e cavonne molti confetti, de' quali ella mangiò alcuni pochi e dietro a quelli bevé un bicchier d'acqua fresca, con che tornò in sé e disse:
State a sedere, signori, ed attenti ad ascoltarmi.
Sedettero ed ella sopra il letto, raccoltesi attorno le falde della vesta, lasciò andare giù per le spalle il velo onde si cuopriva il capo; talché mostrando la faccia alla scoperta, mostravala quasi quella del sole, quando più chiaro e lucido risplende. De' begli occhi suoi le lagrime, come liquide perle, bagnavanle le delicate guancie e quelle asciugava con un candido fazzoletto ed una mano tale che tra questo e quello non so chi avesse potuto far differenza di candidezza.
Io, signori, sono quella di chi senz'altro averete sentito parlare, perché della mia bellezza, qual ella si sia, vi sono poche lingue che non ne abbiano publicata la fama.
Quella mia serva mezzana delle cose mie, la quale s'era già posta all'ordine per quell'effetto, aveva fasciato ed involto il fanciullino in altre fascie ed altri panni che quelli ch'ha attorno quello che m'avete mostrato; ed alla porta della strada lo diede, come ella dice, ad un servitore del duca.
Questo dicendo la si lasciò cader affatto sopra del letto ed accostandosi i due gentiluomini per veder s'ella era venuta meno, viddero che piangeva amaramente e don Giovanni le disse:
Se insin a quest'ora don Antonio mio compagno ed io abbiam avuto compassione del fatto vostro, maggiormente perché veggiamo che sete donna, ed adesso che sappiamo la vostra qualità, quella compassione è passata in obligo di servirvi. Fate animo, signora, e non vi sbigottite ed ancorché non siate avezza a così fatti accidenti tanto più mostrerete esser quella che sete, quanto più pazientemente e con costanza starete salda in sopportarli.
Credete a me, ch'io m'imagino che questi vostri tanto strani successi hanno da conseguire un lieto e felice fine, perché il cielo permetter non vorrà che una tanta bellezza, illustrata da tanti onorati pensieri, diventi preda delle disgrazie.
Tali son quelle nelle quali or mi ritrovo rispose la bella donna, ch'elle m'obligano a cose più difficili; entri, signori, quella che voi volete, perché datami di man vostra non può esser altro che buona; ma pregovi che altra persona che lei non sia che mi vegga.
Così sarà rispose don Antonio.
E lasciandola sola don Giovanni disse alla serva ch'ella entrasse in camera di quella gentildonna e le portasse il puttino, involto nei ricchi panni ch'egli aveva quando che lo portò a casa.
Tanto fece la serva e, prendendo Cornelia in braccio il bambino, miratolo fissamente, tutta turbata disse alla serva:
Ditemi, cara amica, è questo il medesimo puttino che poco fa è stato a me mostrato?
Signora sì rispose la serva.
Come dunque gli avete mutati i drappi? replicò Cornelia Invero che a me pare o che questi non sono i primi panni o che questo non sia il medesimo fanciullo.
Potrebbe essere rispose la serva.
Giesù! E che dite che potrebbe essere? soggionse Cornelia Come puol esser questo? Ditemelo, cara sorella, che mi si scoppia il cuore, sin ch'io sappia di questo scambio. Ditemi, vi prego, di dove ed in che modo abbiate avuti questi ricchi panni, perch'io vi so dire che sono miei, se la vista e la memoria mi vagliono.
Don Giovanni e don Antonio, ch'avevano sentite queste parole, non vollero permettere che andassero più innanzi né che lo scambio ch'essi avevan fatto delle fascie e delli panni più lungamente la tenesse sospessa. Per il che le disse don Giovani:
Questi panni, signora, e questo puttino son vostri.
E di punto in punto le raccontò com'egli era quello a cui la sua cameriera l'aveva dato, come l'aveva portato a casa e perché fattogli mutare i panni, benché dopo ch'ella gli ebbe racconto il suo parto egli aveva conosciuto che quello era il suo figliuolo; e se non gliel'aveva detto più tosto era stato perché le fosse maggiore l'allegrezza in conoscerlo, dietro alla sospensione di non averlo conosciuto.
Ivi furono infinite le lagrime di Cornelia, infiniti i ringraziamenti ai suoi protettori, chiamandoli umani angeli della sua guardia, con altri titoli che davan ad intendere l'obligo grande ch'essa aveva per tanto beneficio da loro riceuto.
Fecesi giorno e la serva segretamente condusse una balia, la qual a finestre serrate ed allo scuro diede il latte al fanciullino. Domandaronle come stava la madre ed intendendo eglino che riposava
Ritornati a casa,
mandò Cornelia la serva a chiamarli; essi risposero ch'avevano pensato di non tornar a mettere il piede in camera sua, per guardarle con più decoro l'onor dovuto.
Ma ella replicò con prieghi e lagrime che volessero ritornare a visitarla, che quel sarebbe il più conveniente decoro, se non per il suo rimedio, almeno per consolazione ne' suoi travagli.
In quel mentre ecco venire uno dei lor paggi, il quale chiamando al di fuora dell'uscio della camera disse:
Da basso alla porta è uno cavaliere, il quale dice ch'egli si chiama ... e domanda il signor don Giovanni di Gamboa mio padrone.
A questo dire Cornelia tutta tremante, stringendo i due pugni e mettendoseli alla bocca, con voce bassa e timorosa disse:
Mio fratello, signori, è mio fratello. Senz'altro egli ha saputo ch'io qui stia ed ora viene ad ammazzarmi. Soccorretemi, signori, soccorretemi per amor di Dio.
Non vi turbate, signora, non dubitate le disse don Antonio, che sete in luogo ed in mano di chi non comporterà che vi sia fatto il minimo aggravio del mondo.
Don Giovanni, senza turbarsi niente, calò giù alla porta e don Antonio subitamente fece recarsi due pistole allestite e comandò ai suoi servidori che pigliassero le loro spade e stessero all'ordine.
Prego vostra signoria mi favorisca di venir meco insin a quella chiesa qui dirimpetto, perché desidero comunicarle un negozio nel quale mi va della vita e dell'onore.
Quest'io farò volentieri rispose don Giovanni, andiam, signore, dove vi piace.
Così andarono a quella chiesa e, postisi a sedere su uno scanno ed in parte ove da nessuno potevano esser sentiti, il gentiluomo così prese a dire:
Io, signore, sono ... se non dei più ricchi, dei più nobili di questa terra; parla per me la verità senza che io abbia da lodare me stesso. Alcuni anni sono che restai orfano, con sotto 'l mio governo una sorella, la quale, se a me non toccasse così dappresso, loderei tanto che forse mancherebbon le lodi, perché non potrei trovar assai che fossero corrispondenti alla sua bellezza.
Infine, per farla corta e non recarvi tedio con troppa lunga storia, dico che 'l duca di ... con occhi di lince vinse quelli di Argo e trionfò della mia industria vincendo la mia sorella, la quale, questa notte, egli si ha menata via di casa d'una nostra parente e mi vien detto che essa abbia partorito.
Ma sia come si voglia, mi ritrovo senza sorella e senza onore e però non ne faccio querela publica, insin ch'io non vegga se con qualche bel modo potrò rimediarci, perché è minor male che si presumino l'infamie che l'essere sapute palesemente e perciò che tra il sì ed il no della presonzione ognuno può piegarsi a quella parte che gli piaccia.
Infine sono risoluto d'ire dal duca a domandargli di propria bocca la sodisfazione al torto ch'ei mi ha fatto, e caso che me la negasse sfidarlo allora non a combattere con isquadroni, perché non ho il modo, ma sì a corpo a corpo. In che avrei bisogno dell'assistenza della vostra persona e che però siate contento d'accompagnarmi in questo viaggio.
Mi prometto che mi favorirete in quest'occasione per essere voi spagnuolo e gentiluomo, come ne sono stato informato. E per non darne avviso ad alcuno de' miei parenti ed amici, da' quali non potrei sperare se non consigli e disuasioni per distormi da questa impresa, e che da voi posso averli che facciano pel mio onore, ancorché perigliosi.
Tanto basti, signore disse allora don Giovanni, il quale senza interromperlo punto l'era stato ascoltando, basta, perché insino da quest'ora costituiscomi per vostro diffensore e consigliere; e piglio sopra di me la sodisfazione o la vendetta del torto che v'è stato fatto. E questo, non solamente perché io sia spagnuolo, ma ancora perché son cavaliere e che lo sete voi di quella qualità e portata che avete detto e ch'io so con tutto 'l mondo.
Si fece in piedi il gentiluomo ed abbracciando strettamente don Giovanni,
Così mi pare che starà bene disse don Giovanni; fra tanto datemi licenza ch'io possa questo negozio comunicare ad uno gentiluomo mio compagno, del cui valore, e della sua fedeltà, ben potete promettervi quanto che di me stesso.
Poiché avete, signor don Giovanni, pigliato sopra di voi il mio onore, disponete di quello come vi piace e ditene ciò che vi paia al gentiluomo mentovato, il qual essendo vostro compagno non può essere altro che soggetto di molto conto e valore.
Con questo si abbracciarono e separaronsi l'uno dall'altro, restando stabilito che 'l dì seguente ei manderebbe a chiamar don Giovanni, acciò fuori della città montassin a cavallo e travestiti seguitassero il lor viaggio.
Ritornatosene a casa don Giovanni, raccontò al compagno ed a Cornelia ciò che col gentiluomo trattato aveva ed era risoluto.
Dio mio buono disse Cornelia, che grand'è, signor don Giovanni, la vostra cortesia e confidenza! Come e perché così presto vi sete obligato ad un'impresa tanto ardua e piena d'inconvenienti? E che sapete voi se 'l mio fratello vi condurrà dove si ritrova il duca od altrove?
Discorrete assai e temete assai, signora disse don Giovanni; ma fra tanti timori date luogo alla speranza e confidatevi in Dio, nella mia industria e nel mio buon desiderio, che vederete adempiuto il vostro con colmo di felicità.
Il viaggio non si può scusare né io manco d'accompagnarvi vostro fratello.
Se il cielo vi vorrà dare, signor don Giovanni gli rispose la gentildonna, potere per rimediare i miei travagli, com'egli vi ha dato grazia di consolarmi in mezzo a quelli, mi chiamerei felice; e vorrei vedervi partire ed essere già ritornati, benché la vostra assenza m'abbia da recar sentimento.
Approvò don Antonio la risoluzione di don Giovanni e lo lodò per la buona corrispondenza che in lui avea trovata la confidenza del fratel di Cornelia;
Non si può questo disse don Giovanni, tanto perché non istarebbe bene che si lasciasse sola la signora Cornelia, quanto perché il suo fratello non si avesse da pensare che per servirlo io volessi del coraggio altrui valermi.
Il mio è il vostro proprio replicò don Antonio e così, però incognito e da lontano, desidero di seguitarvi, ed alla signora Cornelia questo non le parrà fuor di proposito né quella rimarrà sì sola che non abbia sempre appresso gente che la sappia servire, guardare ed accompagnare.
A questo ella disse:
Sarà per me, signori, non poca consolazione, s'io saprò ch'andiate insieme o per lo manco in modo che possiate aiutarvi l'un l'altro, se accadesse. E perché a me pare che vi poniate ad un'impresa arrischiata ed a luogo pericoloso, ecco, vi prego, tenetevi queste reliquie sante.
Ed in dicendo questo la si cavò dal seno una croce di diamanti d'inestimabil valuta ed uno agnus d'oro non manco ricco.
L'altro giorno molto per tempo, ritrovossi il gentiluomo bolognese presso alla porta della città e don Giovanni, postosi all'ordine, con il capello del cordone di diamanti ch'egli cuoprì d'un pennacchio nero e giallo e con un velo bruno,
Appena erano fuora della città che Cornelia si mise a raccontare alla donna che la serviva tutti i suoi successi e come quel puttino era di lei e del duca di ... con tutte quelle circostanze che sino a qui abbiamo racconte; e le disse ancora del viaggio dei padroni, nel qual accompagnavano il suo fratello a sfidare il duca.
Ah, signora! E tutte quelle cose vi son occorse e trascurata, o come s'usa dire a gambe distese, voi ve ne state qui? O non avete anima o, se l'avete, è tanto mentecatta che non ha sentimento. Credete voi che il vostro fratello a cercare il duca vada? Non lo crediate, anzi pensate che ha voluto che i miei padroni si levassin via di qui e si allontanassero da questa casa per ritornarvi lui ed essi assenti ammazzarvi; e questo potrà fare sì facilmente come bere un bicchier d'acqua.
In quanto a me, ben vi so dire ch'io non voglio aspettare la rovina che già minaccia questa casa.
Attonita e come fuor di sé si ritrovava la povera Cornelia, udendo le ragioni di quella donna, che le diceva con tant'istanza e dimostrazione di timore che pareva all'ascoltante che tutto fosse vero quello ch'essa aveva detto e che poteva essere che don Giovanni e don Antonio allora fossero morti ed il suo fratello entrasse in casa a darle delle pugnalate.
Che consiglio, amica cara, mi sapreste voi dare che fosse buono e che potesse prevenire e scansare il soprastante pericolo?
Vel darò tale, come già vi ho detto, che un migliore non si potrebbe dare.
Ora che state male, vi hanno avuto rispetto; ma, se risanerete in casa loro, quel che sarà solo Iddio potrà rimediarlo.
E da questo, signora mia, si può comprendere le calamità ch'ho patite, poiché, essendo io quella che sono, ho bisognato ridurmi a servir di massara a spagnuoli, benché io non abbia da lamentarmi de' miei padroni, perché eglino sono buoni, purché non siano sdegnati. Et in questo paiono esser biscaglini, come dicono che lo sono.
Insomma, tante e tal ragioni disse a Cornelia ch'ella piegò a seguire il suo parere. E così in manco di quattro ore, disponendo la serva e consentendo la gentildonna, si viddero insieme la balia del puttino dentro una carrozza; e senza essere vedute né sentite dai paggi si posero in viaggio per gire alla villa del piovano. E questo seguì non solamente a persuasione della serva ma anco con i suoi denari, perché vi era poco tempo che i padroni suoi il suo salario d'un anno intiero le avevan pagato, per il che non fu di bisogno valersi d'un gioiello che le voleva dar Cornelia per impegnarlo.
In questo mentre, ecco appressarsi la frotta de' sopradetti cavalieri e fra di essi una donna sopra un cavallo pezzato, vestita da campagna e sulla faccia un velo.
Non credo prendermi errore, signor cavaliere, s'io vi chiamerò don Giovanni di Gamboa, perché la vostra gagliarda presenza e l'ornamento di quel capello mi dicono che sete desso.
Egli è vero rispose don Giovanni; mai seppi né volsi negare il mio nome. Ma siate servito, signore, dirmi il vostro, acciò io non faccia qualche errore di scortesia.
Quello voi non potreste fare per conto mio rispose il duca né per altro che sia; con tutto ciò, signor don Giovanni, sono il duca di ... che si ricorda essere obligato a servirvi mentr'egli abbia vita, poiché non fa ancora quattro giorni che voi gliela donaste.
Appena questo ebbe detto che don Giovanni con molta leggerezza saltò giù dal cavallo e venne a baciare la man al duca, il quale già era fuor di sella e finì di smontare tra le braccia di don Giovanni.
Appartianci un poco diss'egli e dirò a vostr'eccelenza cose stupende.
Appartossi il duca e don Giovanni così gli disse:
Quel gentiluomo bolognese che vedete là non poco si lamenta di voi: egli dice che sono quattro notti che vi menasti via la signora Cornelia sua sorella di casa d'una sua cugina, che l'avete ingannata e toltole l'onore e ch'egli vuole saper da voi che sodisfazione gliene vogliate fare.
Ah, caro amico rispose il duca, è tanto vero che non ho fronte da negarlo, ancorch'io volessi! Non ho né ingannata né menata via Cornelia di quella casa, bench'io sappia ch'ella non vi è più. Non l'ho ingannata, dich'io, perché la tengo per mia moglie; non l'ho cavata fuora di quella casa, perché non so dove la si ritrova; e, se publicamente non celebrai lo sponsalizio, fu perché io aspettava che mia madre, che tocca già gli ultimi termini della vecchiaia ed ha fatto disegno di farmi sposo di una principessa, passasse a miglior vita e per altre ragioni ed inconvenienti, forse più efficaci di quelli che v'ho detti e che adesso non conviene ch'io dica.
Di modo che, signore disse don Giovanni, quando la signora Cornelia ed il suo puttino compariranno, non negherete lei essere vostra moglie e lui vostro figliuolo.
Nol negherò rispose il duca, perché quantunque io faccia gran caso d'essere cavaliere, stimo più l'esser cristiano. Oltra di ciò, Cornelia è tale ch'ella merita d'esser regina.
Ciò dunque che mi dite ora disse don Giovanni lo direte al fratello della signora Cornelia vostro cugnato.
Anzi mi spiace soggionse il duca ch'egli stia tanto senza saperlo.
In quell'istante don Giovanni fe' segno al gentiluomo bolognese ch'egli smontasse dal cavallo e venisse da loro, com'esso fece, molt'alieno dal pensar alla buona nuova che l'aspettava.
Fecesi innanzi il duca ad abbracciarlo e la prima parola ch'esso gli disse fu chiamarlo cugnato.
Appena seppe il gentiluomo a sì dolce saluto e cortese accoglimento rispondere; e, stando egli così sospeso et avanti che prendesse a parlare, don Giovanni cominciò a dire:
Signore, confessa il signor duca la secreta conversazione che con la signora Cornelia vostra sorella egli ha avuta.
Ora, signore, considerate s'avete più da dire e se si può più desiare che l'aver ritrovato due sì ricchi e cari pegni.
Rispose il gentiluomo, parlando con il duca:
Signore mio e cugnato, non potevamo mia sorella ed io sperar manco beneficio di quello che ad entrambi piace alla benignità e generosità vostra farci, a lei nel farvela eguale, a me nell'assumermi nel numero de' vostri.
In questo dire, il duca ed il gentiluomo suo cugnato avevano le lagrime sugli occhi, l'uno per aversi perduta la cara moglie, l'altro per aversi trovato un così buon cugnato.
In questi termini eglino stavano quando che don Antonio da Isunza comparve, il quale fu conosciuto da don Giovanni d'assai lontano al cortaldo; ma appressatosi un poco e veggendo i cavalli di don Giovanni e del fratello di Cornelia, i quali loro servidori tenevano alquanto appartati da' suoi padroni, egli fermossi, non conoscendo qual fusse il duca, e stando in forse se si dovesse accostare o no ove vedeva essere don Giovanni.
Veggendo dunque egli che tutti stavano a piede, smontò dal cavallo ed andando da loro fu ricevuto molto amorevolmente dal duca, a cui don Giovanni aveva detto ch'era il suo camarata.
Perché non fatte più perfetti il contento e l'allegrezza di questi signori, anonciando loro la buona nuova dell'aver ritrovata la signora Cornelia ed il suo puttino?
Se voi, signore don Antonio, non foste arrivato rispose don Giovanni, io voleva dirla loro; ma poiché sete venuto, vogliate esser contento di fare sì buon uffizio.
Come il duca ed il suo cugnato udirono parlare di ritrovamento di Cornelia e di buona nuova domandaron che cosa era.
Che cosa potrebb'essere disse don Antonio, se non che voglio in questa tragicomedia far una parte con darvi avviso che la signora Cornelia col suo puttino ritrovansi in casa mia?
E seguitò in raccontare loro da fil in ago tutto ciò che sin qui è stato detto. Di che ebbero tanto gusto ed allegrezza che 'l gentiluomo bolognese abbracciossi con don Giovanni ed il duca con don Antonio,
Chiamarono quella donzella ch'avea dato nelle mani di don Giovanni la creatura ma quando ella vidde il fratel di Cornelia stette tremando.
È vero rispose don Giovanni e voi, signora donzella, incontanente serraste la porta, dicendomi ch'io mettessi quella creatura in salvo e subito tornassi.
Egl'è così, signore rispose lei piangendo.
Tempo non è adesso di piagnere disse il duca, anzi da ridere e star allegri.
Allora, senza dir più, tutti di comune consenso voltarono verso Bologna.
Fuora di sé stette don Antonio per l'impensato caso, temendo che il duca gli avesse per ingannatori e falsi o che forse s'imaginasse altro di peggio che tornasse in pregiudizio dell'onor loro e di quel di Cornelia.
In questo pensier egli stava quando entrarono il duca, don Giovanni ed il fratello di Cornelia per istrade appartate e sotto portici, avendo lasciato il resto della lor compagnia fuora della città.
Gionti a casa di don Giovanni vi trovarono don Antonio che sedeva in una sedia, appoggiata la guancia sopra la mano e tutto scolorito in viso.
Che mal non volete ch'io abbia rispose don Antonio, poiché Cornelia non comparisce e colla serva che lasciammo per servirla s'è partita di casa in quello stesso giorno che ne partimmo?
Stette in poco che 'l duca ed il fratello di Cornelia non si disperassero udendo tale nuova.
In quel mentre, accostossi un paggio a don Antonio e gli disse all'orecchia:
Signore, Santostefano, il paggio del signor don Giovanni, dal giorno che voi partiste si tien in camera riserrata una bella donna e mi pare che Cornelia io l'abbia sentito chiamare.
A cotal nuova turbossi don Antonio ed averebbe avuto più a caro che Cornelia non fosse comparsa allora, trovata in quel luogo, perché credeva che senz'altro fora lei quella che 'l paggio teneva nascosta.
Aprite, signora Cornelia, e venite fuora ad accogliere il vostro fratello ed il duca vostro sposo che son venuti a cercarvi.
Burlate forse? Sappiate che non sono sì brutta, né così sprezzata, che i duchi ed i conti non vogliano cercarmi.
Per le quali parole intese don Antonio che non era Cornelia che gli aveva risposto.
In quel mentre ecco venire Santostefano il paggio alla sua camera e, trovandovi alla porta don Antonio che gliene domandò la chiave, il paggio inginocchiatosi ai piedi di lui, con la chiave in mano, disse:
L'assenza delle signorie vostre o, per dir meglio, la mia sciagurataggine m'ha fatto condur qua e starvi meco per tre notti una donna. Vi supplico, signore, così possiate aver buone nuove di Spagna, che 'l mio padrone non lo sappia ed or ora la farò venir fuora.
E come si chiama quella donna? domandò don Antonio.
La si chiama Cornelia rispose il paggio.
L'altro, ch'aveva scoperto il secreto, perché non era se non poco amico di Santostefano, scese ov'erano il duca, don Giovanni ed il bolognese e cominciò, o che fosse per malizia o per semplicità, a gridare:
Beh, che ne dite, paggio, voi pagherete caro il piacere ch'avete avuto con la signora Cornelia! Et se la teneva serrata, il compagnone, ed averebbe voluto che i nostri padroni non fossero ancora tornati, per allungare quel suo bel tempo di tre o quattro giorni.
Il gentiluomo bolognese, che questo udito aveva, l'addimandò:
Che cosa dite, paggio? Dov'è Cornelia?
Di sopra rispose egli.
Appena ebbe ciò detto quando il duca, che l'udiva, prese con gran prestezza a salire la scala per vedere Cornelia, credendosi che ritrovata fosse, e così subito se n'entrò nella camera ov'era don Antonio ed entratovi disse:
Ov'è Cornelia? Ov'è la vita mia?
Cornelia è qui rispose una donna che stava in letto, involta in un lenzuolo e coperto il viso, e seguitando disse:
Ohimè, che tanto schiamazzo! È cosa sì nuova che con un paggio abbia dormito una donna? Che gran miracolo!
Il gentiluomo bolognese, ch'era presente, con gran dispetto e colera per l'un de' capi tirato il lenzuolo, scuoprì una giovine assai bella, la quale, da vergogna ascondendosi la faccia con sopravi le mani, dette di piglio ai suoi vestimenti, che le servivano per capezzale perché quel letto non l'aveva, a chi conobbero ch'ella doveva essere una sgualdrina.
Nel medesimo tempo lor venne in mente l'aversi scordato di dir al duca dell'agno e della croce di diamanti che Cornelia lor aveva offerta, per lo qual contrasegno ei crederebbe ch'essa in poter loro stata fosse e che, non vi essendo più, non ne avevan colpa.
Seguitando il duca il suo viaggio, volle la buona sorte per favorirlo ch'egli arrivò nel luogo del curato, ove Cornelia, il suo puttino e la sua serva e consigliera si ritrovavano, le quali già avevan avvisato le cose loro al curato e circa quelle domandato il suo parere.
Qua, bonsignor reverendo, vengo tristissimo e non voglio per oggi ritornare a casa ma sarò vostro ospite; dite ai miei, che meco vengono, ci vadano e resti solo Fabio.
Tanto fece il piovano ed attese a dar ordine perché desinasse il duca, e fosse ben trattato, e così diede occasione comoda acciò Cornelia potesse col piovano parlare, la quale, pigliandoli la mano, questo gli disse:
Ah, caro bonsignor e padre reverendo, che cosa cerca il duca?
Al che il piovano le rispose che 'l duca stava tutto di malavoglia e che insin allora non glien'aveva detta la cagione.
Ma quello ch'avete da fare, signora Cornelia disse egli, si è di metter al vostro puttino i migliori panni ch'abbiate ed adornarlo dei gioielli, principalmente di quelli che v'ha donati il duca, e poi lasciate far a me, ch'io spero in Dio ch'averemo oggi una buona giornata.
Ringrazionelo Cornelia ed andò a vestire e mettere all'ordine il suo puttino
Bonsignore rispose il duca, egli è vero che della tristezza del cuore sogliono nella faccia apparire i segni e negli occhi leggersi la relazione di quello che sta nell'animo; ed è il peggio che per adesso non posso a nessuno altrimenti scuoprire la mia.
Signore serenissimo replicò il piovano, se vostr'altezza si ritrovasse in termine di volere veder cose di gusto, io gliene mostrerei una che glielo recherebbe, come credo, e d'importanza.
Saria di poco giudizio colui soggionse il duca che, quando se gli offerisce il modo d'alleviare il suo male, lo ributtasse.
Allora andossene il piovano là dove Cornelia aveva già vestito il suo fanciullino ed adornatolo coi ricchi gioielli della croce di diamanti, l'agnusdei ed altri tre preziosissimi donatile dal duca; e recatosi in braccio il puttino tornò da lui e quello pose nelle sue. Quando il duca vidde e considerò i gioielli e conobbe ch'erano i medesimi che a Cornelia donati aveva, restò stupefatto e, mirando il bambino con grand'attenzione, parevagli che 'l suo proprio ritratto stesse mirando e così pieno di ammirazione domandò al piovano di chi era quel fanciullino, il quale a' suoi panni pareva essere figliuolo di qualche principe.
Non so rispose il piovano, se non che da alquante notti in qua egli mi fu portato da Bologna da un non so chi gentiluomo, il quale istantemente mi pregò di averne cura, con farlo allevare, perch'egli era nato da un padre di rilevata qualità e gran valore e da nobilissima madre, non men perfetta in bellezza.
Et anco venne col gentiluomo una donna per dar il latte a questo fanciullino, alla quale ho domandato se sappia chi sia il padre e la madre di quello, ed hammi risposto non saperlo. Invero, che se colei che partorito l'ha è così bella com'è bella la ballia, ella è la più bella donna di tutta Italia.
Potremmo vederla? domandò il duca.
Signor sì rispose il piovano, venite meco; e, se la bellezza di questa creatura ed il suo adornamento v'hanno sospeso da meraviglia, credo che altretanto abbia da essere quando vedrete la sua nutrice.
Volle ripigliar il piovano il fanciullin al duca ma costui non lo volle lasciar andare stringendoselo in seno e dandogli di molti baci.
In quell'incontro tal rossore le venne in faccia che sopramodo la sua bellezza ne diventò più bella.
A tutto ciò non sapeva il piovano come rispondere, meravigliato della fuga del duca, perché gli parve ch'esso fosse fuggito, anzi che no, ancorché solamente era uscito a chiamar Fabio, a cui ei disse:
Fabio, ritorna presto a Bologna e dirai da mia parte al fratel di Cornelia ed alli due gentiluomini spagnuoli don Giovanni da Gamboa e don Antonio da Isunza che senza scusa alcuna vengano a questo contado; ma bisogna volare e non tornare senza quelli, perché la lor presenza m'importa della vita.
Non fu pigro Fabio in eseguir prestamente il comandamento del suo signore.
La balia del puttino e la serva delli gentiluomini spagnuoli, le quali per la porta d'un'altra camera stavano guardando ciò che passava tra il duca e Cornelia, trasportate da allegrezza, facevano cose da matte.
Mentre che steron a mangiare, Cornelia raccontò tutto ciò ch'era succeduto sin ch'ella gionse a quella casa per il consiglio della serva delli due gentiluomini spagnuoli, i quali l'avevano servita, protetta e guardata con quel maggior onore e rispetto che imaginar si possa.
In tutti ricominciò il gusto e l'allegrezza col fine del felice successo; e per condurlo al colmo della sua perfezione, altro non s'aspettava che la venuta del fratel di Cornelia, di don Giovanni e don Antonio, i quali, dopo tre giorni, gionsero bramosi grandemente di sapere se 'l duca avesse intesa alcuna nuova di Cornelia, perché Fabio, che a chiamarli era venuto a Bologna, non seppe dirne loro, ed era vero ch'ei non sapeva niente, ella si fosse ritrovata.
Uscì ad incontrarli e ricevere il duca in una sala davanti alla camera ove stava Cornelia, senza ch'egli facesse vista del suo contento, di che i due gentiluomini ebber assai da contristarsi.
Fattagli insieme con lui star a sedere e voltatosi dal fratel di Cornelia, così gli disse:
Ben sapete, signore N., che mai ho ingannata vostra sorella, di che il cielo e la mia coscienza sono veraci testimoni.
Mentre così diceva il duca, di mil colori mutavasi il viso del gentiluomo bolognese ed egli non poteva star saldo nella sedia che sedeva, segni chiari che la colera s'andava impossessando di tutti li suoi sentimenti.
Racchettatevi, signor N., perché, prima che mi rispondiate, voglio che la bellezza che vederete in quella che penso sposare v'oblighi a concedermi la licenza ch'io v'ho domandata; dico una bellezza tale ch'ella potrebbe valer di scusa ad errori maggiori.
Detto questo, levossi e se n'entrò nella camera di Cornelia, la quale in quel giorno pomposa e riccamente s'era vestita ed adornata.
Partito il duca, alzosi don Giovanni ed appoggiate ambe le mani sopra le braccia della sedia in che sedeva il bolognese gli disse all'orecchia:
Per San Giacomo di Galizia ed affé di cristiano e cavaliere, così permetterò al duca di fare ciò ch'egli si pensa, come io sia per farmi moro.
Anch'io a questo son risoluto rispose il fratello.
Così ancora dirà il mio compagno replicò don Giovanni.
In questo entrò Cornelia in sala in mezzo al piovano ed il duca che la teneva per la mano; e venivano dietro Sulpizia donzella di Cornelia, che 'l duca per lei aveva mandato al suo castello, la balia del puttino e la serva dei gentiluomini spagnuoli.
Quando il bolognese vidde la sua sorella e che finiva di raffigurarsela e conoscere, perché da principio l'impossibilità ch'egli trovava in quel successo non dava che fosse fatto certo di quella verità, gittosi, però inciampando nelli suoi propri piedi, inginocchioni a quei del duca che l'alzò su e mise tra le braccia della sorella. Con che sentimento di allegrezza s'abbracciaron l'un l'altro allora il fratello e la sorella!
Il duca recossi in braccio il fanciullino che Sulpizia portava, poi, dandolo al fratel di Cornelia, così gli disse:
Ricevete, signor cugnato, il vostro nipotino e mio figliuolo e guardate se mi volete dar licenza ch'io mi sposi con questa contadina, la qual è quella prima a cui ho data la mia parola di tormela per moglie.
Sarebbe mai finire il voler raccontare ciò che 'l fratello di Cornelia rispose al duca, quello di che domandò don Giovanni e ciò che sentì don Antonio, il giubilo che fece il piovano e l'allegrezza di Sulpizia, il gusto della consigliera, il gran piacere della balia, l'ammirazione di Fabio, e finalmente il general contento di tutti quanti.
Senza frametter tempo gli sposò il piovano e fu compare don Giovanni da Gamboa; e fur tutti avvisati di tenere secreto quel parentado e sponsalizio, sin tanto si vedesse in che si terminasse la malatia che teneva molto al basso la duchessa madre del duca, e che fra tanto la signora Cornelia col suo fratello se ne tornasse a Bologna.
Ebbe il duca per buone le loro scuse e con onorevoli mezi cercò l'occasioni, e le trovò, di mandar loro a Bologna molti presenti ed alcuni di quelli cotanto ricchi e mandati in tempo e congiontura tale che, quantunque potessino non esser accettati, acciò che non paresse ch'essi gli ricevessero per ricompensa, nulladimeno il tempo facilitava il tutto, massimamente quelli che lor mandò quando furono per partirsi di ritorno in Ispagna e quegli ancora ch'egli stesso lor presentò quando alla sua città vennero a licenziarsi da sua altezza e trovaron Cornelia ancor madre di due figliuole e più che mai di lei innamorato il duca.
Arrivati poi in Ispagna a casa loro s'ammogliaron con nobilissime e ricche e belle gentildonne e trattennero sempre l'acquistata benevolenza del duca e della duchessa sua consorte e l'amicizia del fratello di lei, con contento grande d'ognuno.